Carlo Bernardini
Dopo lo spazio fra gli oggetti descritto da Tunnel City di Andrea Bianconi, la programmazione culturale di Atipografia prosegue questa sua prima stagione all’insegna del non visibile.
Ora è la volta di Carlo Bernardini, che con Coordinate Invisibili, rompe l’unità volumetrica del grande spazio espositivo con installazioni di sottili fibre ottiche che disegnano geometrie di luce normalmente celate nella sfera del possibile.
L’opera di Bernardini è da sempre centrata sul rapporto spazio/luce: nel 1997 scrive un saggio sulla Divisione dell’Unità Visiva, in cui affronta la relatività delle percezioni e sensazioni nei confronti dell’opera.
Comincia a lavorare con le fibre ottiche già dal 1996 e negli anni ha affinato sempre più questo mezzo espressivo che lo ha portato ad interagire con le architetture trasformando gli ambienti da contenitori dell’opera ad opera stessa. Le sue istallazioni sono state presentate in gallerie, musei e spazi pubblici di tutto il mondo: dall’Europa all’America Latina fino agli Stati Uniti e all’Asia.
Attualmente è in mostra alla Biennale Fin del Mundo (Argentina) negli Emirati Arabi e a Londra.
La mostra è introdotta da un testo critico di Luigi Meneghelli, che così’ prosegue la collaborazione con Atipografia, e da Claudio Cervelli che, come lighting designer si pone come voce di un outsider al sistema dell’arte, proponendo un confronto tra la dimensione tecnica del suo modo di manipolare la luce e l’espressione propriamente artistica di Carlo Bernardini.
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