Ringo of Dakar in mostra a Bologna con “Adduna”
La mostra personale di Ringo of Dakar propone le opere più recenti della produzione del giovane artista africano che, nato da un’antica famiglia senegalese di religione islamica, ha deciso di trasferirsi prima a Parigi, dove ha frequentato la scuola internazionale francese, e poi nel 2004 in Italia, dove attualmente vive e lavora.
Ringo of Dakar (ROD) trae ispirazione da molteplici influenze culturali, derivate sia dal proprio Paese d’origine, sia dai Paesi occidentali in cui ha vissuto. In particolare durante il periodo di permanenza in Francia ha avuto la possibilità di conoscere ed instaurare un fecondo dialogo con la comunità di intellettuali e artisti africani presente in città, tra cui ad esempio Malik Sibidè, che fin dall’inizio ha riconosciuto il grande talento dell’artista.
La mostra ospitata dalla Galleria Gnaccarini di Bologna mette in evidenza un elemento comune a tutta la produzione artistica di Ringo of Dakar che consiste nel tentativo di conciliare due anime dell’arte eternamente contrapposte: da un lato la rappresentazione della realtà, la narrazione, dall’altro il segno pittorico non descrittivo, puramente simbolico – quasi ancestrale. A questo dualismo corrisponde una concezione dell’espressione artistica libera da vincoli geografici e capace di coniugare immagini, voci e suoni appartenenti a popoli diversi ma comuni a tutta l’umanità.
In occasione dell’inaugurazione l’artista proporrà “Afrodite Nera”, performance dal vivo in cui una modella esibisce un nudo integrale statico ispirato alla Venere di Urbino di Tiziano. La performance sarà accompagnata da una documentazione video e fotografica prodotta nel 2009 per la mostra collettiva “Jesinudacruda” presso il Palazzo dei Congressi di Jesi.
Le opere scelte per la mostra “Adduna” – parola della lingua wolof che significa allo stesso tempo vita e vivere – consistono inoltre in dipinti, fotografie e video incentrati appunto sul tema delle infinite contraddizioni della vita e sull’imperfezione del vivere. Alcuni lavori sono caratterizzati da innesti di corteccia accompagnati da interventi pittorici materici e quasi primitivi nel loro rifiuto di significati figurativi, altri raccontano l’Africa e i suoi villaggi coniugando la tradizione mistica tipica di certa tradizione africana alla velocità di modi e di esecuzione tipicamente occidentale. Il risultato è sempre un insieme in cui immagini e miti diversi si mescolano e convivono grazie all’uso di un cromatismo che, come cifra stilistica, funge da collante.
Dal punto di vista semantico la sperimentazione artistica condotta da Ringo of Dakar mira a mettere in relazione artista e fruitore attraverso le molteplici interpretazioni possibili nell’arte, come se la realtà dell’opera, narrata attraverso un linguaggio simbolico e sensibile, fosse uno spazio libero in cui ciascuno può trovare, al di là di ogni processo razionale, la propria dimensione.
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